Mazda CX5 il vero SUV Made in Japan

SUV, la parola più in voga nel mondo automotive, un acronimo che indica una vettura alta da terra, sportiva e dalle spiccate doti pratiche. Ma quante di queste vetture che si definiscono tali rispecchiano le 3 regole fondamentali della categoria? La risposta è abbastanza scontata, poche anzi, pochissime! Ma nulla è perduto al giorno d’oggi. La risposta a questo allarme arriva dal lontano Giappone, un luogo dove le auto vengono ancora costruite seriamente e con passione.

 

ESTERNI

Parliamo un po’ di design, qualcosa che in questa SUV lunga 4,55 m e larga 1.840 trova perfetta espressione nel termine Kodo deisgn, un concetto a cui Mazda tiene molto. In giapponese Kodo è un termine che sta ad indicare la filosofia con cui gli artisti creano le loro opere (vedi anche l’analisi di Mazda 3 2019). Tornando alla CX-5 tutto questo è possibile notarlo nelle linee che delineano un “muso” a dir poco accattivante, un perfetto mix di linee tese e sinuose che donano a questa SUV giapponese uno sguardo seducente e inconfondibile. Complici anche i bellissimi fari a Led che strizzano l’occhio alla sorella minore mazda mx-5, il look di questa SUV è senza ombra di dubbio sportivo, sportività che si ritrova ampiamente nel power train che muove la vettura in questione.

Le fiancate sono molto pulite, caratterizzate da una linea di cintura che aiuta a conferire a questo sud, un aspetto muscoloso e robusto. Niente nervature quindi, ma superfici perfettamente lisce, una scelta, quella di Mazda, totalmente contro corrente ai rivali tedeschi che, numeri alla mano, detengono l’egemonia del mercato italiano e più in generale europeo.

Al posteriore si fanno subito notare i taglienti fari led che conferiscono un’carattere aggressivo a questo SUV nipponico. La sportività viene ulteriormente esaltata dal doppio terminale di scarico (VERO!), una scelta ormai più che rara su vetture, come questa, equipaggiata con un motore 2.2 a gasolio in grado di sviluppare 185 cv.

 

INTERNI

Gli interni di questa Mazda CX 5 son molto belli, sotto due punti di vista: dal punto di vista della progettazione, e quindi in termini stilistici, e dal punto di vista della fattura.

Il design è espressione della migliore scuola Mazda, per descriverlo utilizzerei le parole “ricercatezza nella tradizione” perché guardandoli si capisce la diversità dalle competitors e dagli altri suv, ma non per questo risultano scomodi o illogici come spesso può accadere quando si perde di vista la logica per premiare il design. Le soluzioni negli interni lasciano quindi un’impostazione razionale e sfruttabile senza essere banali. Il volante si impugna bene, le manopole garantiscono un feel veramente concreto e di sostanza, il design è condizionato dallo schermo centrale, governabile a basse velocità con il touch screen e in moto con un rotore centrale.

Davanti agli occhi del pilota però, a farla da padrone, è l’head up display, soluzione tecnologica in grado di trasmettere al driver tutto il necessario senza distrarlo, un optional al quale non si deve rinunciare, con una soluzione ben realizzata e visibile con ogni condizione, raccoglie: velocità, stato del cruise control (adattivo), stato dei blind spots e comunicazioni di emergenza come la frenata brusca della macchina che ci precede. In plancia troviamo poi tutti i pulsanti di gestione del climatizzatore e di temperatura dei sedili, optional che permette di riscaldare o raffrescare i sedili, una chicca di vera compagna nelle mattine polari o nei pomeriggi più caldi.

I pulsanti e il rotore per la gestione dell’infotainment vengono poi accompagnati, nel tunnel centrale, dal pulsante per il freno a mano che su quest’auto è elettrico e non più meccanico.

Come dicevo nell’introduzione anche la fattura stupisce, quello che si tocca è piacevole e morbido, dona all’auto un aspetto premium e soprattutto un feeling decisamente godereccio, fatta eccezione per qualche rifinitura nella parte bassa della portiera, che però si fa dimenticare nel momento in cui ci si lascia cullare dagli optional.

 

MOTORE E PRESTAZIONI

Per quello che riguarda le prestazioni va fatta una piccola premessa: Mazda nei propri motori ha sempre cercato di distinguersi scommettendo su tecnologie dove altri avevano fallito, un esempio su tutti il motore rotativo, spesso considerato non affidabile e di scarse prestazioni: con quella stessa tecnologia Mazda vinse la 24h di Le Mans. Questa mentalità li ha portati a investire in ricerca e sviluppo fino a lanciare lo Sky active X, un motore benzina che dovrebbe essere in grado di garantire le prestazioni di un Diesel.

Insomma il pedigree è ottimo, a supportare questa filosofia si introduce il concetto di rightsizing cioè letteralmente la “taglia giusta”, questo implica la messa al bando di 3 cilindri 1000 cc, ma solo motori adeguati alla massa che portano a spasso: con queste premesse la CX 5 viene presentata con un 2,0 l benzina o con il 2,2 l Diesel, con cavallerie che partono da poco più di cento e arrivano alla loro massima espressione a 185 cv. Il tutto condito con la possibilità della trazione integrale. L’esemplare che abbiamo provato era il 2,2 l da 185 cv con la trazione integrale abbinato al cambio automatico a 6 rapporti.

Bisogna subito dire che la spinta, come si può banalmente immaginare, c’è su tutta la scala del conta giri, costante e senza mezze misure, se si cerca lo spunto si trova, anche se va subito chiarito che l’indole non è sportiva. una macchina morbida e posata, che sembra scorrere sul velluto nel momento in cui l’andazzo è sereno ma che sa diventare un treno merci se la situazione lo richiede.

Non è tutto oro quello che luccica, qualche difettuccio lo si trova, in particolare vanno segnalati i consumi della versione top, nello specifico vediamo come questi crescano nel momento in cui si aumenta il passo, inoltre bisogna segnalare un cambio preciso, razionale efficace e sempre reattivo che soffre la mancanza di una o due marce in più, anche qui a fare da cartina al tornasole sono i consumi.

 

CONCLUSIONI

Questa Mazda riesce ad essere il siero del migliore DNA Mazda, lo si vede nel design che segue gli insegnamenti del Kodo Design, cioè l’anima del movimento, oggetti che vengono disegnati per sembrare in moto anche da fermi, inoltre rimane quello che è lo spirito di Hiroshima, la forza di un popolo in grado di fare grandi cose, sapendosi rialzare dal baratro, investendo e realizzando tecnologia in grado di sconvolgere i canoni classici. Mazda è tutto questo, forse anche di più, e questo Suv garantisce spazio abitabilità e prestazione, da spinta e moto, il tutto confezionato in un abito raffinato e piacevole al tatto e alla vista, il design come la fattura sembrano senza compresi, la tecnologia è tanta, riesce a coinvolgere anche i passeggeri posteriori con prese dedicate e sedili riscaldati, e realizza un Suv che anche i prodotti teutonici dovrebbero temere perché è una scelta diversa ma senza compromessi e con un prezzo interessante per il prodotto che si può avere.

Alberto Salvati, Vincenzo Sorrentino